Coloratissime, leggere, ironiche, le sue lampade sono ispirate al primo satellite artificiale lanciato in orbita intorno alla Terra, il celebre Sputnik, che il 4 ottobre del 1957 partì dall’ex Unione Sovietica in direzione dello Spazio. Retrò il profilo di questi satelliti vintage sospesi in aria o atterrati che siano.
La realizzazione artigianale degli oggetti di Julie Lansom secondo la tecnica arcaica ed evocativa della tessitura a mano, trasporta le Sputnik da una dimensione tecnologica a un territorio più intimo e familiare. L’orditura paziente e attenta dei fili rinvia a una gestualità in cui si condensa l’antica sapienza femminile e riporta le lampade, pensate per lo spazio, in un tempo che non si sa se già si è dato o se ha ancora da venire.
L’estetica, vicina all’immaginario spaziale, si riscalda attraverso la scelta di colori ispirati all’autunno e alle sue sfumature. Ai volumi progettati con righello e compasso, tagli geometrici nei colori bianco o argento dell’era spaziale, si sostituisce una brillante palette che gioca con azzurro, giallo, grigio e rosa. La pratica della tessitura a mano sottrae le lampade alla freddezza tecnologica riconducendole ad un ambito più familiare, secondo un approccio che la designer definisce retrofuturistico. Il suo lavoro da un lato incarna la proiezione verso il futuro e nuovi mondi appetibili, dall’altro una rivisitazione dell’immaginario degli anni ’60 -‘70.
Fino a qualche anno fa Julie Lansom era una fotografa. Ma la passione per l’artigianato l’ha sempre avuta. Dal 2013 realizza lampade craft che «contengono sempre un po’ di nostalgia», dice.
© photo Amandine Paulandré