“Trovo soddisfacente e ironico
prendere un materiale che normalmente sarebbero anonimo
trasformarlo in un pezzo di desiderabile gioielleria.
In particolare mi piace lavorare con il polietilene
che offre una fantastica gamma di colori
sovvertendo così la solita percezione
di ciò che costituisce preziosità “
Potrebbero sembrare spirali di raso colorato…. invece i gioielli di Rachel Darbourne, designer laureatasi in 3D Jewellery presso la Middlesex University di Londra, dietro hanno molto di più….
A costituirli non è semplice tessuto, ma onde di polietilene a bassa densità riciclato al 100% (la plastica di sacchetti da supermercato) che, montato in forme curve su anime in metallo e recuperato da oggetti in disuso, assume una nuova identità e va a costituire una linea di design, facile da indossare.
Rachel racconta di aver sempre avuto una grande attrazione per perle e perline; fu tuttavia una lezione di chimica ad esserle fatale: se un filo di polietilene poteva essere utilizzato per lavorare a maglia, perché non andare oltre e creare qualcosa di unico?
Era la fine degli Anni ’90. Oggi, dopo anni trascorsi ad acquisire nuove tecniche applicative per le materie plastiche, tessili, metalliche e i cartonati, e mantenendo la rotta verso una direzione produttiva più responsabile nei confronti dell’ambiente e della società consumistica, le creazioni di Rachel Darbourne sono vendute in Inghilterra, Austria e Stati Uniti e persino esibite in diverse gallerie d’arte e design come la Victoria Sewart Contemporary Jewellery Gallery di Plymouth e la New Ashgate Gallery di Londra.
(testo tratto da Vogue.it)
http://www.racheldarbourne.co.uk/