amavo la perfezione…
ora amo l’imperfezione degli oggetti delle cose che sono intorno a me…
amo ciò che nel divenire si trasforma in suggestione…
cercare nell’imperfetto la vera essenza di noi…
Maria Grazia Cicala
In questo piccolo e molto interessante libro, scritto da Leonard Koren e intitolato Wabi-sabi per artisti, designer, poeti e filosofi, si descrive il wabi-sabi come “un ideale artistico tipicamente giapponese che descrive la bellezza di oggetti di fattura rustica e non rifinita, solitamente caratterizzati da un uso di materiali naturali grezzi, da superfici ruvide o corrose dalle intemperie, da assenza di forme geometriche regolari e dai colori scuri o neutri”.
Quando ho visto per la prima volta le Briccole, con tutto il loro spessore esterno consumato dal tempo e dall’acqua, con quello strano effetto spugnoso, bucherellato, ho pensato che rappresentano proprio un’espressione dell’estetica del wabi-sabi.
Quando vengono tagliate e sezionate cambiano ulteriormente, e quando diventano tavoli è come se l’anima di quello che erano rimane ancora e si aggiunge un pezzettino dell’anima di chi quel tavolo l’ha pensato.
Grazie a un’intuizione partita dalla Brianza la briccola, invece di finire a marcire in qualche triste e squallido deposito, guadagna così una nuova vita, e ne ritroveremo la memoria in case eleganti, grandi alberghi, locali alla moda…forse si può definire un’operazione di riciclo romantico e poetico.
Designer Aldo Cibic