“L’equilibrista gioca con la gravità dei sogni che ha nell’anima”
(da L’equilibrista Marta sui tubi, gruppo musicale)
“Tutti sappiamo cosa è un’emozione ma ognuno di noi diversamente si emoziona…..
Non sempre è facile esprimere ciò che proviamo come comprendere ciò che l’altro prova. Parlando di emozioni, l’esprimere comporta il lasciarsi andare, quanto il comprendere necessita di entrare in empatia … le parole, anche se possono aiutare, quasi mai saranno sufficienti a spiegare.
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa che faccia capire il mio lavoro e nel limite delle parole accetto la sfida. D’altronde ogni mio gioiello ha una sua piccola storia e chi mi conosce sa quanto a lungo ne potrei parlare … ma non è facile il racconto.
Raccontare/raccontarsi, racconto o cronaca? Esperienza etica o esperienza estetica? Pensiero o sentimento? Gioielli: gioia o gioco? … Quanto è definibile la linea di confine?
Foll’orafo da più di trent’anni, Il mio lavoro è dunque ancora in atto, ma insieme è già stato e sarà; per dirla come Richard Sennet, “il confine è un ‘margine ‘attivo’, ne retto, ne invalicabile”.
Come un filosofo amo allora ricercare nelle infinite coppie d’opposti che ci circondano e che nel con-fine trovano la giusta tensione: dal Puro all’Impuro, dal Giocoso al Serioso, dal Wearable all’Unwearable, cerco sempre un pretesto per il mio racconto e in queste opposizioni trovo la costante del mio lavoro … e talvolta anche le mie emozioni più profonde.
Ogni piccolo o grande universo è sempre in espansione e trova naturalmente l’equilibrio in una sua caotica armonia; non mi interessa allora essere coerente o incoerente, quanto percorrere le sottili linee di confine fra le cose, li dove posso continuare ad osservare, con-prendere, e perché no anche a sognare.
Del resto sono un funambulo e tra gli opposti si snoda (ortogonale) la mia fune, fune che si appoggia più che restare sospesa … Non è facile l’equilibrio senza un impercettibile ma continuo movimento: equilibrio ed emozioni comportano percezione e abbandono, talvolta controllo.
In questa tensione mi limito ad evocare e provocare, lasciando la parola alle immagini, le immagini al racconto e il racconto all’immaginario; tra tesi e antitesi preferisco le ipotesi, necessario rimando alle non-finite risposte possibili.
Tesi e antitesi: tutto è casuale/nulla è casuale?
E’ lo spazio fra le cose che mi intriga … e così con ironica coerente incoerenza – e non senza giochi di parole – emotivamente lascio alle mani (ma anche al pensiero) piena libertà di azione.
Sono dunque un Artigiano, un Artista, o un Designer?
Pro-evocatoriamente mi piace definirmi un diversamente abile, come lo siamo tutti nella nostra unicità: Soggettivamente Artefice, come oggettivamente strumento … di un destino che posso solo accompagnare”.
Federico Vianello
(Dal 1982 Follorafo per caso. Filosofo dal 1957 perché è dalla nascita che ha origine il pensiero.
Solo dal 2010 mi son ‘promosso’ Funambulo … prima la fune non era ancora ben tesa!)
(…Di segno in segno, Disegno/Insegno ma cos’è dunque un segno?
Il segno di una firma, il segno dell’artista, il segno di una ricerca, il segno della mano, il segno dell’ingegno?
E cosa lascia un segno? Un’opera magistrale, un amore corrisposto, un doloroso rifiuto, un invenzione strepitosa … un ricordo indelebile?
Cerco dunque con passione quei segni che possano ricondurre all’umano, segni necessari a ridare un‘anima’ alle cose.
Segno e ‘senso’ come significato, emozione e anche direzione…)
www.agc-it.org/