“[…] la combinazione delle tazze e dita di ceramica, rappresenta l’idea dell’immobilita’ del pezzo che sembra assumere vita propria, permettendo alla tazza di decider se vuole rimanere immobile e sfuggire alla situazione in cui si trova.”(Ronit Baranga)
Opere curiose di Ronit Baranga, che rendono confuso il confine tra il vivente e il non vivente.
La bocca è un elemento interessante con lo scopo principale di portare ad essa cibo e bevande. “Ho scelto di utilizzare la bocca come connotazione metaforica di un cancello di confine”, ha detto Baranga in un’intervista. “A confine tra il corpo interno e l’ambiente esterno circostante.”
L’artista israeliana Ronit Baranga, classe 1973, nota per le sue sculture realistiche raffiguranti donne senza volto e mani intrappolate in ragnatele di spago, in questa nuova serie si concentra su vasellame da tavola.
Sensuali, volti nascosti di delicate bellezze; toglie gli occhi a volti carichi di desiderio: mani, dita, bocca e lingua. Entità che si ripetono e si accavallano nella scultura di quest’artista.
Tazzine in fuga, forse dalle bocche, forse da un mondo noioso, fatto da tavole imbandite e dalle solite credenze, in fuga verso nuovi scenari dove essere comprese, scappano con la complicità delle dita, verso la libertà.
Ronit Baranga con abili capacità comunicative e artistiche riesce a dare l’idea delle bocche assetate, labbra screpolate, lingua arsa dalla sete come fossero anime dannate in un girone dantesco.
Artista israeliana, Ronit Baranga laureata in psicologia e letteratura ebraica presso l’Università di Haifa, Israele, ha studiato storia dell’arte all’Università di Tel Aviv e arti pratiche, tramite la scultura indaga il mondo del desiderio, del bisogno. Le sue ceramiche sembrano essere assettate, speranzose. Particolarmente noto è il suo progetto del 2008 per il concorso “Dining in 2015″ designboom: Hybrid tea set.
Ed ecco che assistiamo ad una rivisitazione del classico rito del tè, rivisto in chiave antropomorfa: eleganti tazzine finemente cesellate da cui spuntano dita umane, in ceramica.
Le dita umane conducono verso i propri desideri, vengono ridefinite le relazioni tra gli oggetti e le mani dei consumatori. Le tazze sembrano entrare in contatto con gli esseri umani o forse si allontanano per seguire le loro aspirazioni, altrove.
Maschere senza vita, icone di figure indifferenti entrano nella realtà con bocche umane. Le maschere sono vuoti umanizzati, con l’espressione del gesto corporeo e i colori realistici delle bocche. Per l’artista la bocca rappresenta la porta del corpo: l’ingresso al cibo e, soprattutto, la via d’uscita per la lingua, il sentimento profondo.
Nelle sue sculture Baranga non esita a esprimere l’aspetto psicologico che le piace esplorare e risvegliarlo nell’osservatore; il suo lavoro è al confine tra la vita reale e l’irreale, per esplorare la complessità delle emozioni attraverso scenari che sono apparentemente incompatibili e si compenetrano a vicenda.
I vasi antropomorfi che sembrano avere sete di acqua, vivono un rapporto di completa armonia con i fiori, le bocche che potrebbero mangiare, bocche che vorrebbero raccontare storie…
(All images courtesy of the artist)
www.ronitbaranga.com