“E’ del poeta il fin la meraviglia/chi non sa far stupir, vada alla striglia”
scriveva circa quattrocento anni fa Giambattista Marino
Correvano gli anni di Caravaggio, i Carracci, Reni, Domenichino, Guercino, e quella rima sarebbe stata valida anche sostituendo la parola “poeta” con il binomio “ogni artista”. Poi, con il correre del tempo, “il fin” sarebbe mutato, diventando “la sorpresa”, “il sentimento”, “l’emozione”, “l’ideale”, “la realtà”, “il sociale”, “la pittura stessa”, per arrivare, ai nostri tempi, al “gioco dell’intelligenza”, “la riflessione”, “il far pensare”, con approfondimenti senza fine e senza confini. La civiltà del barocco sottintende l’acquisizione di un’acuta coscienza della precarietà del reale, delle sembianze ingannevoli, della relatività dei rapporti fra le cose. Uno degli aspetti della problematica letteraria del barocco è la tendenza di sfuggire, attraverso un’arte fastosa, ricca di sinuosità e di volute, ad uno stato di insoddisfazione e insieme il bisogno di abbandono, di evasione verso forme illusorie…. Forse molto simile a questo periodo storico…forse per questo l’opera di Luisa è così interessante! (tratto dal gazzettino.it)
Ed ecco che nella seconda edizione del concorso “Gioielloinarte“, dedicata quest’anno alla Roma del Bernini, Manifestazione organizzata dalla Università e Nobil Collegio degli Orefici, tenutasi a Roma, nella Chiesa di S. Eligio degli Orefici, è stata assegnata a “Gianlorenza” di Luisa Bruni, menzione speciale.
Lascio all’artista la descrizione progettuale e il concept dell’opera:
“Trovo sempre molto difficile dare un concept quando un’opera è ispirata al lavoro di un’artista. Ossia, la poetica in questo caso dovrebbe essere quella di Bernini, io ho soltanto ripreso le sue forme trasportandole su un altro oggetto.
Il concetto, semmai, l’ho ripreso dal Barocco e cioè lo “stupore” e la “meraviglia” del gioco dei nastri centrali che si aprono e si aggrovigliano su se stessi per l’apertura e chiusura del collier.
Per la realizzazione del collier ho preso come riferimento le colonne tortili del baldacchino di San Pietro.
Nella parte centrale è ripresa la scanalatura a spirale della base della colonna. I nastri dorati che la compongono si aprono liberamente permettendo l’apertura del collier creando così un gioco compositivo.
Salendo sui laterali iniziano i tralci di alloro modellati in cera che man mano diradano fino a sfumarsi nelle foglioline in lamina d’oro placcate sulla base in argento.
Sul retro c’è lo snodo incernierato e il blocco avviene tramite due magneti incastonati nel tubolare che ne permettono una facile apertura e chiusura.” (L. B.)
Modellazione, fusione a cera persa, placcatura a mano, finitura a banchetto.
Materiali: argento 925, oro 999,99, oro giallo 750
Vi ricordo che Luisa Bruni, non nuova di certo sul mio blog, ha conseguito studi artistici all’Istituto d’Arte nella sezione di oreficeria. Successivamente diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma in pittura, ha frequentato la scuola dell’Arte della Medaglia del Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS). Ha partecipato a varie mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Particolarmente significativi gli inviti ad esporre al MAD (Museum of Art and Design) di New York, al Padiglione Italia presso lo Shanghai Italian Center in collaborazione con la Triennale di Milano e al Museo del Risorgimento in collaborazione con IPZS. Ha ricevuto vari premi per il suo lavoro e i suoi pezzi sono inclusi in varie collezioni private.
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