“Ogni idea nasce con la propria forma. Io do forma alle idee come mi vengono in testa. Nessuno sa da dove vengono le idee, portano la loro forma con sé; come Atena nacque dalla testa di Zeus con elmo e armatura, le idee mi arrivano con il loro abbigliamento”
Pittrice e scultrice svizzera, nata a Berlino nel 1913. Trascorsa l’infanzia in Svizzera e in Germania, frequentò la Kunstgewerbeschule di Basilea (1929-30), interessandosi alle teorie psicanalitiche di C.G. Jung e dipingendo i suoi primi acquerelli ispirati a P. Klee e alcuni disegni-collages con predilezione per le immagini archetipe dell’inconscio e della natura primordiale. Stabilitasi a Parigi nel 1932, s’iscrisse all’Académie de la Grande Chaumière, e prese a frequentare le gallerie d’arte e il Café du Dôme, dove incontrò A. Giacometti che la introdusse al gruppo surrealista ispirandole anche i suoi primi oggetti surrealisti.
Méret Oppenheim era una donna molto libera per i suoi tempi: aveva avuto relazioni sentimentali con molti surrealisti, era la musa di Man Ray, ma soprattutto con le sue opere, offriva al pubblico inquietanti pervertimenti del pensiero dominante.
Con il suo “Déjeuner en fourrure”, Colazione in pelliccia, la Oppenheim sconvolge le aspettative, ribalta il modo consueto di vedere un oggetto, sconvolge dalle fondamenta le certezze della piccola-media e grande borghesia che in quegli anni si incontravano tutti i giorni per sorseggiare il tè e chiacchierare: la sua è una piccola rivoluzione, una piccola “bomba sui primi gradini dell’universo” (Breton).
Il valore della sua tazzina ricoperta di pelliccia sta nella “scintilla che riesce a produrre” (Breton), un sovvertimento dei valori costituiti.
Favoloso e il mio preferito è TRACCIA. Tavolo con gambe in fusione di bronzo lucidato e con piano ellittico in multistrati rivestito di foglia d’oro zecchino sulla superficie superiore. Produzione in serie dell’opera surrealista del 1939. Ora prodotto da Cassina.
“Per Meret Oppenheim l’arte è inseparabile dalla vita di tutti i giorni… ed entrambe sono caratterizzate dal contrasto fra il faceto ed il serio intesi nel loro senso più estremo, da uno stupefacente miscuglio di dolcezza e di durezza sentite, con la stessa intensità… Meret… nutre per la natura un interesse appassionato, ma è importante sottolineare che la sua tenerezza e la sua curiosità si rivolgono di preferenza a ciò che vi è più di inquietante e di ripugnante (per gli uomini comuni)… Lontana da un cieco realismo a metà strada fra l’astrazione e la figurazione poetica… Meret ci fa intravvedere i rapporti molto antichi che intercorrono fra le forme del mondo esterno e i movimenti di ciò che s’è convenuto chiamare l’anima umana. L’humour sottolinea in questo caso la profondità della visione. » André Pieyre de Mandiargues
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